I miei ricami

L'opera è un omaggio alla mia classe del primo anno della Scuola di Psicoterapia.
Ogni fiore rappresenta una collega, simboleggiando l'unicità di ognuna di noi: ciascuna fiorisce quando è il suo tempo, e tutte ci prendiamo cura del nostro giardino.
Il disegno è volutamente bidimensionale e schematico, come quelli deə bambinə.
Infine, la frase rimanda al passaggio dal non voler essere vista al voler essere vista. Del resto, chi vorrebbe essere davvero invisibile per sempre?

L'opera è stata realizzata per essere esposta all'interno di uno studio polifunzionale.
La rosa bianca, nella sua semplicità, si afferma con determinazione su uno sfondo scuro.

Quando guardo questo quadretto ricamato vedo tantissima bellezza in mezzo ai difetti.
Vedo ciò che si vede quando ci si sperimenta in qualcosa per la prima volta.
La prima volta di ogni cosa ha in sé un misto di paura ed emozione che ci attrae e ci allontana allo stesso tempo.
Quando facciamo qualcosa per la prima volta non sappiamo come saremo e come sarà: non ci conosciamo nelle cose nuove.
Allora come fare a conoscersi?
Sperimentando, sbagliando, valorizzando l'errore che ci permette di migliorare.

"Una mela al giorno toglie il medico di torno"
Le persone più fortunate tra noi hanno le cosiddette persone "mela al giorno".
Da bambinə siamo vulnerabilə e dipendiamo da chi si prende cura di noi (o dovrebbe farlo).
Non sempre questo avviene, e non sempre riceviamo le cure da chi dovrebbe darcele.
A volte non le abbiamo proprio quelle cure.
A volte le abbiamo da altre persone, o da una sola persona, che ci protegge in un momento in cui non possiamo farlo da solə: una nonna, ad esempio.
In questo modo, attraverso lo sguardo dell'altrə e il suo amore, impariamo a guardarci e ad amarci anche noi.